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Mister Conte e il coaching

Il coaching è un elemento fondamentale per il lavoro di ogni leader, indipendentemente dal fatto che sia il riferimento di una squadra sportiva o di un’azienda. E’ sotto gli occhi di tutti quale sia il contributo che mister Conte sta dando alla nazionale italiana, partita con lo sfavore dei pronostici e grazie al suo lavoro, più mentale che tecnico- tattico, ha ricompattato e reso solida, a tal punto che incute timore agli avversari dell’europeo di calcio. C’è un mondo di differenza tra fare coaching a giocatori di calcio piuttosto che a managers. Ci sono comunque delle similitudini. Prendere il tempo necessario a guidare, insegnare e ispirare gli altri è la chiave per aiutare le persone a crescere come individui e come membri di un’organizzazione. C’è anche un punto ugualmente importante che spesso è trascurato, il segreto che i coach migliori conoscono a meraviglia. Normalmente si intende il coaching come una relazione a senso unico in cui il solo coachee riceve valore. La verità è che aiuta il coach allo stesso modo del suo allievo, anche se questo indossa scarpe e maglietta da calcio. Qui di seguito ci sono 3 punti chiave che meglio definiscono i benefici che riceve anche il coach:

Introspezione:
Per essere un coach efficace bisogna prendersi il tempo per lavorare in profondità sul proprio modo di pensare e costruire un punto di vista che può essere insegnato. E’ necessario essere in grado di spiegare e articolare il proprio pensiero nel modo più chiaro possibile. Questo richiede un livello di introspezione nei propri processi e valori che diventa illuminante. Il risultato finale è fornire uno strumento utile al cliente e un nuovo livello di consapevolezza che può spingere ad un più alto livello di crescita personale del coach.

Empatia:
Esiste un proverbio giapponese che dice che l’insegnamento comincia non quando il maestro è pronto a insegnare ma quando l’allievo è pronto ad imparare. Quello che sembra lineare a noi, può non essere così ovvio per gli altri. E’ vitale imparare a riconoscere che ognuno è differente, e vede il mondo dalla sua personale prospettiva. Se l’introspezione si concentra su quello che stai insegnando, l’empatia ti porta a scoprire come trasmetterlo, in un modo che il destinatario capirà e imparerà. Allo stesso modo il coaching insegna non solo come estrarre il nostro pensiero personale, ma anche come essere sicuri che le persone possano recepirlo, in un modo che li renda più capaci di utilizzarlo.

Scalabilità:
Il coaching efficace è anche la chiave per tradurre le abilità individuali in capacità collettive dell’organizzazione. Nel corso della mia carriera mi ha sempre lasciato a bocca aperta la capacità dei vertici aziendali di dare una semplice occhiata ad uno dei nostri prodotti/applicazioni e capire intuitivamente cosa non andava bene e come metterlo a posto. Questo è il risultato di numerosi anni d’esperienza, pensate quanto può essere utile estrarre la strategia utilizzata per compiere questa attività. Estrarre la struttura dell’abilità del singolo e applicarla all’intera azienda consente di far compiere un passo decisivo verso il successo.
Se c’è una cosa che ho realizzato osservando da vicino i vertici aziendali è che la nostra capacità di apprendimento personale non può fermarsi in quanto è la via per consentire la crescita di chi ci sta attorno. Quindi ho scoperto che il coaching è una delle migliori opportunità per rimanere un eterno apprendista. E penso che anche mister Conte sarebbe d’accordo!

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