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LEGO® SERIOUS PLAY® E L’ATTENZIONE

Nel suo libro Il Gioco Etico, Pat Kane afferma “Il gioco sarà nel 21° secolo quello che il lavoro era nell’era industriale, il nostro mezzo dominante per conoscere, imparare e creare valore”.

 “Certo, spiegalo pure al mio capo,” potremmo aggiungere….

Ho già avuto modo di scrivere in altri post come il gioco sia, fin da bambini, il modo per esplorare i nostri limiti e il nostro perimetro d’azione e che i condizionamenti esterni che riceviamo nel corso del tempo a livello di istruzione, di aspettative sociali e cultura dell’ambiente circostante, ci inducono a credere che gioco e lavoro sono agli opposti. Il gioco ci provoca piacere e divertimento e i più non pensano che lo stesso possa essere generato dal lavoro. Noi viviamo in un mondo diviso tra il  lavoro e tutto quello che ne è al di fuori. Nel mondo lavorativo siamo seri, lavoriamo duramente per 12 ore al giorno, facciamo compromessi e sacrifici, allo scopo di fare carriera e ottenere un ottimo stipendio, che sostenga la nostra famiglia. Al di fuori del mondo del lavoro ci divertiamo, proviamo gioia, andiamo in vacanza, stiamo con la nostra famiglia e gli amici e pratichiamo sport e hobby preferiti.

Quindi sembrerebbe che questi due mondi, uno dominato dalla razionalità e uno dalle emozioni, siano perennemente in contrasto e non abbiano punti di incontro. Questo, secondo il mio parere e secondo quello degli esperti, non è funzionale all’apprendimento perché quando proviamo emozioni siamo più recettivi e predisposti a imparare e immagazzinare informazioni e quindi a migliorarci e a crescere.

Questo perché?

Innanzitutto le emozioni provocano Attenzione, la quale attiva l’apprendimento e questo, a sua volta, la memoria. L’attenzione è la capacità di concentrarsi sugli elementi importanti e trascurare le informazioni e gli stimoli che non lo sono. Non è possibile fare propri concetti ai quali il cervello non ha posto attenzione. Perciò essa è fondamentale per sviluppare nuove idee e portare soluzioni innovative.

La notizia negativa è che, come tutte le risorse preziose, anche l’attenzione è una risorsa scarsa.

 Possiamo concentrarci su un numero limitato di cose contemporaneamente e le altre vanno nel dimenticatoio. I fattori che attraggono l’attenzione sono:

  • Coinvolgimento emotivo
  • Orientamento dei nostri sensi verso un oggetto
  • Percezione della novità e della possibile gratificazione
  • Allineamento e funzionalità con i nostri obiettivi.

Insomma, tutti elementi presenti quando si gioca e che garantiscono una più alta possibilità che le informazioni siano intercettate dalla nostra mente e vengano scritte in qualche luogo della nostra memoria. Per dare concretezza a questo argomento proviamo a esaminare i precedenti fattori nell’ambito della metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® (link)  più volte citata nei miei post e semplice traduzione in pratica dei principi del gioco serio (attività ludiche in contesto non ludico).

Coinvolgimento emotivo. I partecipanti ad un workshop LSP vivono emozioni durante il processo, ad esempio attraverso l’utilizzo di potenti metafore visive come quelle di alcuni animali DUPLO® (elefanti, leoni, tartarughe etc). Gli studi in materia indicano una forte correlazione tra la qualità dei nostri ricordi e l’intensità delle emozioni provate. Questo non solo per l’accentuazione del livello di attenzione ma anche perché esse vanno ad incidere sul sistema limbico, più propriamente sull’amigdala, che svolge un ruolo chiave nel controllo e gestione delle emozioni e che manda un segnale forte all’ippocampo, il motore di ricerca e di archiviazione del nostro cervello. Così facendo, in presenza di una forte emozione, il ricordo verrà archiviato come ricordo importante e posizionato in un luogo facile per essere recuperato. Quindi, il fatto che costruzioni LEGO® generino entusiasmo e buonumore, mette un sigillo importante sui nostri ricordi del workshop, catalogandoli come “importanti”.

Orientamento dei nostri sensi verso un oggetto. I partecipanti utilizzano i 3 canali rappresentazionali: visivo, auditivo, cinestesico e ciò attraverso l’osservazione di modelli 3D LEGO®,  il racconto della storia del proprio modello e l’ascolto delle altre storie, nonché toccando il modello e sentendo nelle proprie mani la possibilità di creare sapere. Il processo, così come è studiato, obbliga poi i partecipanti a distaccarsi dalla propria costruzione e a mettere in relazione altri elementi ad essa, in base alla vicinanza nello spazio. Questo consente di poter osservare in maniera dissociata, in terza persona, le proprie idee e l’effetto che fanno agli altri.

Percezione della novità e possibilità di gratificazione. Nella maggior parte dei casi costruire con i mattoncini LEGO® in un contesto non ludico è una vera novità per i partecipanti al workshop. Inoltre hanno la possibilità di contribuire attivamente con il proprio apporto alla discussione, perché le proprie costruzioni verranno accettate e prese in considerazione e non c’è cosa più gratificante che la consapevolezza di aver partecipato alla costruzione di nuove soluzioni, prospettive e idee.

Allineamento con gli obiettivi. I workshop iniziano sempre con la chiara esposizione di come il lavoro svolto potrà essere utile al successo del team o dell’organizzazione, nonché ad esplorare confini di crescita personale, non consapevoli. Attraverso questo passaggio si va a stimolare la produzione di un neurotrasmettitore molto potente, la dopamina che aiuta a selezionare le informazioni scartando quelle che sono disfunzionali al raggiungimento degli obiettivi. E’ opportuno aggiungere a questo punto che va aiutata la capacità selettiva, non introducendo nella durata del workshop distrazioni quali telefoni, computer, stimoli visivi o sonori di disturbo.

Insomma un seminario LEGO® SERIOUS PLAY® mette insieme brillantemente e accelera

 i fattori chiave per lo sviluppo dell’attenzione e della capacità di memorizzazione delle informazioni importanti.

Queste sono alcune delle ragioni per cui in tutti i workshop prima o poi uno dei partecipanti esprime la frase chiave che conferma la buona riuscita dello stesso:

“Non avevo idea di sapere anche questo…”

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