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IL GIOCO SERIO EVOLVE LE ORGANIZZAZIONI

Il gioco riesce a liberare capacità e idee potenzialmente presenti in ognuno di noi. Come già accennato nel precedente post “L’uomo e il gioco”, si può sostenere che i bisogni creativi e di socializzazione dell’uomo derivino dall’impulso di giocare. È caratteristica riconosciuta da tutti quella che il gioco opera in un contesto di non vulnerabilità e pertanto riesce a far emergere il meglio di noi, impedendo al nostro io giudicante di inibire i pensieri positivi.

Questo vuol dire che, se imparassimo ad utilizzare l’approccio utilizzato con il gioco in un contesto serio, potremmo sicuramente migliorare le nostre prestazioni liberando la creatività, il pensiero laterale, l’intelligenza emotiva, aprendoci al confronto e generando un clima diffuso di fiducia intorno a noi. Durante il gioco insomma si raggiunge uno stato molto simile a quello di “Flow” che Csíkszentmihályi definisce come uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa in un’attività, un'”esperienza ottimale”, in cui la prestazione è al culmine e lo stato d’animo è positivo.

Se riuscissimo ad incanalare il flusso nel nostro lavoro che benefici potremmo ottenere? Per esempio cosa potrebbe succedere se tutti i partecipanti di una riunione fossero contemporaneamente in Flow? Che scelte potrebbero venir fuori? Che attitudine verso i risultati avrebbero i partecipanti? Potrebbe venirne fuori una nuova concezione di riunione?

 Ci sono studi che affermano che la maggior parte dei manager passa più del 70% del proprio tempo in riunioni. Una moltitudine di questioni importanti viene efficacemente gestita da una singola persona senza l’intervento di nessun altro. Molti argomenti possono essere facilmente risolti attraverso una lettera, un memo, una telefonata o una breve discussione tra due persone. Molto spesso spendere 5 minuti con sei persone singolarmente può rivelarsi più efficace e produttivo di spendere mezz’ora di riunione con le stesse persone tutte insieme. Alla luce di questo perché ci riuniamo? e quali sono le tipologie di riunione più diffuse? In definitiva riunirsi tocca molteplici aspetti della via del successo, consente di:

–              Imparare e conoscere gli altri;

–              Confrontarsi e mettersi alla prova;

–              Raccogliere l’esperienza quotidiana e metterla al servizio degl’altri;

–              Prendere parte alle vicende del gruppo e quindi “appartenere”;

–              Esporsi al conflitto e impegnarsi a risolverlo;

–              Vivere la strategia e allinearsi ad essa;

–              Delimitare il perimetro del team;

–              Creare motivazione all’agire ;

–              Sviluppare la leadership;

–              Migliorare il rapporto capo-collaboratore e collega-collega.

Tutti obiettivi molto utili e nobili. Allora perché spesso le riunioni diventano luogo di monotonia, automatismo, sinonimo di mancanza di creatività e innovazione? Se proviamo a calcolare il costo diretto di una riunione composta da 8 manager di buon livello, scopriamo che può avere un costo che varia da 30 ai 60 euro al minuto. Ovvio correre con il pensiero alle riunioni fiume di svariate ore che ognuno di noi ha affrontato almeno una volta nella vita e che al momento ha giudicato del tutto inutili e inconcludenti. La normale caratteristica di tali riunioni sono da ricondursi a 3 aspetti:

  • Dinamica 20/80: tipicamente la riunione prevede un soggetto (normalmente il leader) che prende il controllo della stessa e non lascia grandi spazi agli altri partecipanti. Questa dinamica è così chiamata perché Il 20% dei partecipanti occupa l’80% del tempo a disposizione e il restante 80% dei presenti è semplice spettatore di quello che succede;
  • Incapacità di far emergere idee nuove: occorre liberare il potenziale di tutti i partecipanti condividendo informazioni disponibili, comprendendo il sistema e connettendo i fini individuali con quelli collettivi;
  • Rompere la routine del pensiero: spingere i partecipanti ad uscire dalla zona di comfort e mettere in discussione le proprie convinzioni limitanti.

Esiste una metodologia che è nata con l’intento di portare le persone, in un contesto di “gioco serio”, a generare riunioni 100/100, in cui tutti partecipano egualmente nel processo di condivisione delle conoscenze ed alla generazione di idee nuove.

E’ così che il famoso mattoncino LEGO® diventa il punto di svolta verso l’istallazione di convinzioni più funzionali al raggiungimento dei nostri obiettivi.

 

Questa metodologia si chiama LEGO® SERIOUS PLAY®.

LSP è una tecnica di facilitazione del pensiero, della comunicazione e del problem solving utilizzata nel corso di riunioni nelle quali i partecipanti utilizzano i mattoncini LEGO per creare metafore della propria vita organizzativa, delle proprie esperienze e delle proprie emozioni.

Questa metodologia è stata creata in risposta ad un periodo non facile dalla LEGO verso la metà degli anni ’90, inizialmente come sviluppo strategico interno e successivamente proposto al mondo intero. Questo metodo si basa su due assunti di base:

  • Le persone sono la chiave per il successo dell’azienda;
  • La strategia è qualcosa che si vive e non qualcosa di scritto in un documento.

Il metodo riesce a far prendere consapevolezza ai leader del fatto che non hanno tutte le risposte e che il loro successo dipende dall’ascolto di tutte le voci presenti in una stanza. Allo stesso modo le persone vogliono contribuire e far parte di qualcosa di più grande. Pertanto LSP offre ad ogni partecipante la possibilità di esprimere la propria opinione sui risultati e di capire la complessità del sistema in quanto ha fatto parte del processo per rappresentarlo.

Tutto questo come? LSP si basa su solide fondamenta. Innanzitutto, come abbiamo visto in precedenza, la teoria del gioco serio (coesione, sicurezza, cooperazione e espressione culturale ne sono gli obiettivi predominanti), poi l’uso dello story telling e della metafora per approcciare indirettamente le tematiche profonde situate spesso nell’inconscio. Altro caposaldo è il costruttivismo: ossia la possibilità di costruire conoscenza, costruendo oggetti con le nostre mani. Infine il valore del pensiero concreto in alternativa a quello idealizzato in modo da fissare le idee e i rapporti formali e astratti più concreti, più visuali, più tangibili, più plasmabili e pertanto facilmente comprensibili.  Costruendo un “modello” di azienda, inteso come sistema interconnesso di elementi complessi le persone iniziano a vedere cose che non percepivano in precedenza. Si può osservare la propria organizzazione in una versione sistemica, si può manipolarla, giocare con essa, e farsi domande del tipo “Cosa accadrebbe se ….?”

Si può liberare la propria immaginazione in un gioco di simulazioni che permette di vivere la realtà del futuro e prendere consapevolezza dei possibili scenari e del loro impatto nel sistema azienda.

Queste tematiche, che mi incuriosiscono da sempre, nella mia carriera di manager prima e di coach ora, mi hanno spinto a frequentare un percorso di certificazione in qualità di facilitatore del metodo LEGO® SERIOUS PLAY® e se la  curiosità iniziale era farcita di una sana dose di diffidenza, ora non posso che riconoscere la straordinaria attitudine di un workshop LSP nel mettere a nudo incoerenze, emozioni nascoste, problematiche relazionali striscianti, nonché la stupefacente capacità di far nascere il pensiero divergente e far rompere i vetusti schemi mentali che impediscono il cambiamento.

Insomma ho messo nella mia cassetta degli attrezzi uno strumento veramente utile per sviluppare sia il team coaching che quello individuale con la consapevolezza che la capacità di fare domande efficaci, tipica di un coach, sommata alle infinite possibilità di insight del metodo LSP possono veramente fare la differenza…..

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