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IL GIOCO SERIO PER L’ORIENTAMENTO

Per un ragazzo di quattordici anni la fine del terzo anno di scuola media è un momento delicato: ha concluso un percorso molto importante della sua formazione, è concentrato sugli esami di fine anno, ha fatto una scelta, qualche mese prima, sui passi negli anni a venire.

Tuttavia proprio il focus sugli esami non dà abbastanza tempo per prendere consapevolezza della scelta effettuata.

Questo periodo di inquietudine è caratterizzato da incertezze, paure, confusione e speranze di successi. Come dare voce a tutto ciò ed esprimere emozioni, sentimenti e aspirazioni?

Nel mese di maggio presso la scuola media Enrico Fermi di Comerio una classe terza ha sperimentato un nuovo modo di affrontare i problemi e facilitare il pensiero. Ventisei ragazzi con alcuni genitori e dei loro professori hanno utilizzato la metodologia LEGO SERIOUS PLAY e il gioco serio per guardarsi dentro, riflettere su ciò che sta accedendo, in modo divertente e innovativo, condividendo l’esperienza con i compagni. Tutti i ragazzi avevano in precedenza già avuto a che fare con i famosi mattoncini LEGO, mai in un ambito serio.

Con i Lego i ragazzi hanno costruito dei modelli che hanno rappresentato le caratteristiche delle materie preferite, il terrore generato da una scuola da incubo ed infine lavorato sulla propria identità.

Hanno affrontato col gioco domande profonde come chi, cosa e perché sono? Quale dote mi contraddistingue? Cosa mi riesce veramente bene? Cosa voglio essere nel futuro?

La metafora che più è piaciuta è quella dei supereroi, i famosi Avengers. Lo scopo di ogni supereroe è salvare gli innocenti attraverso i suoi superpoteri. Per fare questo Spiderman deve riconoscerli e saperli usare alla perfezione. Tutti noi siamo supereroi.

 Ma quali superpoteri abbiamo?

Ne è venuto fuori uno scenario interessante in cui la materia preferita è quella con il professore più coinvolgente, le paure più ricorrenti sono legate al giudizio di occhi inquisitori, in cui si prende coscienza delle nostre passioni ed il cuore fa la differenza tra successo e insuccesso. Ottima anche la possibilità di comprendere cosa si aspettano gli altri attraverso le metafore costruite dagli insegnanti e dai genitori che aiutano.

Lara un genitore che ha partecipato al workshop afferma: “I ragazzi e noi adulti (io e la prof.ssa Baruffaldi coordinatrice del progetto) eravamo molto curiosi e ognuno di noi aveva delle aspettative. L’obiettivo secondo me è stato raggiunto. I ragazzi sono riusciti a “guardare” con attenzione se stessi e l’immagine che hanno dato di loro è stata stupefacente: sono stati obiettivi e senza filtri. Sono emerse paure e insicurezze ma anche quello che vorrebbero essere e che cosa si aspettano dal futuro. La presenza del facilitatore è stata fondamentale, ha aiutato a interpretare la “costruzione” che, essendo realizzata volutamente in breve tempo, ha rappresentato senza filtri quello che in realtà pensiamo di noi, senza che ce ne rendesse conto… le mani hanno lavorato “autonomamente”

Il gioco così costruito non elimina lo stato di inquietudine, ma rende consapevoli che è normale, anzi funzionale, a gestire i grandi cambiamenti.

Quando si è pronti a cambiare si affievoliscono le certezze, cresce l’insoddisfazione e ciò che era indiscusso ieri non lo è più oggi. Tutto questo permette di spingersi verso il nuovo, l’inesplorato e il superamento dei limiti.

Allora ancora una volta il gioco serio prepara al futuro in maniera eccezionale, consentendo di “vedere” le proprie idee e di concentrare l’attenzione sulle proprie aspirazioni e sui propri superpoteri.

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