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GENITORE O TIFOSO?

Chiunque abbia mai assistito ad una partita di sport giovanile ha sicuramente ha avuto modo di ascoltare genitori rumoreggianti, che criticano l’operato di un allenatore, di un arbitro o di un atleta avversario, genitori che si lamentano del fatto che proprio figlio non sia entrato nella squadra titolare.

Troppo spesso il comportamento dei genitori sfocia in episodi sgradevoli, in cui le proteste diventano diverbi, e quest’ultimi possono degenerare addirittura in violenza. E tutto questo cosa c’entra con lo sport? Quando la vittoria o la sconfitta diventano più importanti dell’educazione e del divertimento?

Questo succede quando il papà e la mamma diventano più membri del tifo organizzato che genitori e dimenticano che lo sport giovanile è fatto per i ragazzi non per gli adulti.

Molti parenti cercano di soddisfare i propri bisogni attraverso l’esperienza sportiva dei loro figli, se qualcosa o qualcuno si intromette e non glielo permette perdono la ragione. A volte si lamentano che il proprio figlio non sia in campo nel momento cruciale della partita in cui potrebbe mettersi in mostra. A volte se la prendono con gli arbitri per delle decisioni ingiuste, che impediscono al figlio di raggiungere la gloria. A volte, e questo è veramente triste, si lamentano anche del loro stesso figlio.

Va riconosciuto che se esiste l’attività sportiva giovanile è semplicemente perché i genitori compiono tutti i giorni sacrifici per permettere ai loro figli di praticare il loro sport. Sacrifici sia in termini economici, sia in termini di tempo dedicato, con la pioggia, con il sole, di sabato, di domenica, nelle feste, nelle levatacce e nelle serate tarde. Tutto questo è bellissimo, a patto che lo si veda come investimento senza scopro di lucro. Se i sacrifici sono visti come un investimento che deve portare prima o poi un ritorno il giocattolo si guasta.

Preciso che il più delle volte le aspettative di ritorno non sono prettamente economiche, ma sono in termini di soddisfazioni delle proprie aspirazioni, della rivincita per non essere riusciti a sfondare personalmente.

E’ per questo che questi genitori prendono l’agire di allenatori e arbitri come un affronto a sè stessi, prima ancora che al proprio figlio e più si concentrano su questi pensieri negativi, più gli danno vita e li accrescono.

Inconsapevolmente il loro agire sta compromettendo alle fondamenta lo sport giovanile.  Essi infatti stanno forgiando la prossima generazione che prenderà il loro posto sugli spalti e attorno ai campi nel futuro. I ragazzi emulano il comportamento dei genitori, l’atteggiamento che hanno nei confronti dei diversi soggetti interessati alle partite: arbitri, allenatori, giocatori, altri spettatori. Pertanto essi devono essere modelli positivi e trasmettere i valori corretti.

Per fare questo i genitori devono agire come vogliono che i propri figli agiscano. Suggerimenti?

  • Creare un’atmosfera positiva attorno alla partita.
  • Fare i complimenti agli arbitri e dimostrare che se ne riconosce il ruolo.
  • Applaudire gli avversari e congratularsi in caso di vittoria.
  • Porre attenzione su aspetti divertenti.
  • Limitare le aspettative circa il risultato.
  • Aumentare le aspettative circa il processo di apprendimento.
  • Ascoltare l’opinione del figlio prima di dire la propria.
  • Attendere che il figlio richieda un feedback prima di pronunciarsi.

Tutti punti di assoluto buon senso, ma che necessitano un profondo controllo emotivo e un lavoro di analisi del proprio operato in qualità di genitore, senza alibi e pregiudizi. Ricordarsi che a parlare è spesso il linguaggio del corpo più che la voce. I silenzi, le smorfie, gli ammiccamenti, i brontolii sono molto più eloquenti delle parole che utilizziamo. Pertanto la volontà non sincera di tenere un atteggiamento positivo, prima o poi, emergerà e comprometterà il messaggio che si vuole passare.

In definitiva è necessario un punto di svolta nell’approccio allo sport dei genitori che sia profondo, radicale e genuino, perché una sana cultura sportiva inizia proprio da qui. I genitori devono fare chiarezza circa il loro ruolo, anche se è difficile devono staccarsi da posizioni faziose e di parte ed essere educatori a tutto tondo.

 

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