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BRUCIAMO LE NOSTRE NAVI

Fino al 1955, anno dell’introduzione del suo vaccino, la poliomielite era considerata il problema più spaventoso in materia di salute pubblica negli Stati Uniti del dopoguerra. Le epidemie annuali erano sempre più devastanti: quella del 1952 fu la peggiore nella storia della nazione. Dei quasi 58.000 casi riportati quell’anno, 3.145 persone morirono e 21.269 restarono paralizzate in modo lieve o invalidante. La maggior parte delle vittime erano bambini. Gli scienziati si affannavano a trovare un modo per prevenire o curare la malattia. Il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt ne era forse la vittima più conosciuta al mondo e fondò l’organizzazione che avrebbe finanziato la realizzazione del vaccino. Nel 1947 Jonas Salk accettò un incarico alla Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh e l’anno dopo intraprese un progetto finanziato dalla National Foundation for Infantile Paralysis per determinare il numero di tipi diversi del virus della poliomielite. Salk vide in tale obiettivo anche un’opportunità di dedicarsi allo sviluppo di un vaccino contro la polio e, insieme al qualificato team di ricerca da lui scelto per affiancarlo, si dedicò al progetto per i sette anni successivi. Dopo più di quattro anni di lavoro continuo, nel 1952 Salk e il suo team crearono un vaccino. Fecero sperimentazioni preliminari sicure con questo vaccino, su persone che in precedenza avevano contratto la poliomielite ed erano sopravvissute. Ma il vero test sarebbe consistito nell’iniettare il vaccino, contenente cellule inattive della poliomielite, in individui che non l’avevano mai avuta. Salk aveva mostrato la sua dedizione nell’aiutare gli altri attraverso anni di studio, preparazione e ricerca. Tuttavia, una cosa è credere in qualcosa che fai e un’altra è essere totalmente impegnato verso di essa. Nell’estate del 1952 Jonas Salk inoculò il vaccino a volontari sani. Lui, sua moglie e i loro tre figli facevano parte di quel gruppo. Da quel momento Salk era veramente IMPEGNATO!

Quando la notizia del successo del vaccino fu resa pubblica, il 12 aprile 1955, Salk fu salutato come “l’uomo dei miracoli”, e la giornata “divenne quasi un giorno di festa nazionale”. Il suo unico obiettivo era stato sviluppare un vaccino sicuro ed efficace il più rapidamente possibile, senza nessun interesse al profitto personale. Quando in una intervista televisiva gli fu chiesto chi possedesse il brevetto del vaccino, lui rispose: “Il popolo americano, suppongo. Non c’è brevetto. Si potrebbe brevettare il sole?”.

Molte persone tendono ad associare l’impegno con l’area dell’emotività, per cui se si prova un certo tipo d’emozioni si sarà sarò più fermi e determinati nei propri propositi. Altri pensano che in realtà l’impegno è qualcosa che è scritto nel nostro carattere, che si è formato a seconda delle esperienze, dell’ambiente e dei condizionamenti derivanti dal nostro vissuto. In questa accezione ne deriva che in un’ottica di alti e bassi emozionali, la capacità di impegnarsi non muta e rimane salda, come scritta nella roccia. La notizia negativa è che per poterla incrementare necessitiamo di un percorso non breve.

Per poter avere un team solido, che si tratti di un’azienda, una società sportiva, un’organizzazione di volontariato o una famiglia, servono membri impegnati nei confronti della squadra.

Quali sono i fattori da tener presente per aiutare il proprio team ad essere impegnato:

  • L’impegno emerge quando si affrontano delle difficoltà
  • non è legato ai talenti che possediamo
  • è legato alle nostre scelte non alle circostanze
  • è duraturo se è basato sui nostri valori
  • comporta un rischio
  • è alto se sentiamo nostro l’obiettivo da raggiungere
  • non prevede ambiguità

Spesso non c’è impegno quando non c’è coinvolgimento. La mancanza di confronto fa venir meno l’ascolto delle opinioni e l’assunzione di decisioni che poi dovranno essere “subite” da altri membri. Le persone non vogliono ciò che non include la loro opinione o le loro idee, quindi, per cercare il loro impegno si deve prima di tutto chiedere il loro apporto e ascoltarle; altrimenti si sentiranno escluse e poco considerate. Questo fa sì che, seppur non completamente d’accordo con le tue idee, le comprenderanno e ti aiuteranno, passeranno all’azione, portando a termine l’impegno preso e rispettando le scadenze.

La domanda da porsi è: quanto sei impegnato nei confronti del tuo Team? Lo sei totalmente o hai una scappatoia se le cose non dovessero andar bene? Se è così probabilmente dovresti fare come Cortes che nel dubbio di desistere dal suo intento di conquistare la terra messicana bruciò le sue navi per non avere possibili vie di fuga.

Ricordati non esistono Campioni tiepidi!

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